E’ la tradizione di molti paesi meridionali. E’ un’usanza delle nostre nonne, dei nostri avi. E’ un patrimonio, è una passione. E’ un’arte! Oggi care lettrici e cari lettori, raccontiamo di alcuni “lavori di una volta” che impreziosiscono le nostre abitazioni e simboleggiano una ricchezza non solo economica, ma anche affettiva.
Ricami, tradizioni e culture
Come ogni paesino del meridione, anche a Venticano è diffusa la tradizione del ricamo: tombolo, punto a croce, uncinetto, chiacchierino… Sedute davanti al camino, attorno ad un braciere, o su qualche panchina, le nostre nonne amavano dedicarsi del tempo libero per poter creare “un pezzo unico” da introdurre nel corredo di qualche figlio o qualche nipote. La manualità, la tecnica, la velocità di chi con passione creava delle vere opere d’arte. La tradizione venticanese vuole addirittura che delle donne abbelliscano manualmente e in maniera artigianale il manto della Madonna, durante i festeggiamenti patronali.
A Venticano il ricamo è una cultura, è quella tradizione che apparteneva all’ormai inconsueta “dote”, che si tramandava di generazione in generazione. L’usanza voleva che il corredo della sposa (tovaglie, lenzuoli, asciugamani …) venisse ricamato quando la sposa era ancora una bambina. Tutto l’insieme di questi oggetti andavano a indicare anche lo status sociale e finanziario della famiglia. Se per alcune persone era una vera e proprio passione, per altre poteva essere un cruccio perché si spendevano diversi e diversi giorni. Ma le donne non si limitavano a preparare solo pezzi per le proprie figlie, ma anche per i propri nipoti. Tutto l’insieme di questi ricami erano al contempo una ricchezza materiale che impreziosiva le abitazioni ma anche un legame col passato e simboleggiava quella ricchezza affettiva che resterà indissolubilmente racchiusa in quegli oggetti.
Per incrementare la nostra analisi nella tradizione venticanese, ho incontrato 3 donne, di diverse generazioni, che hanno la medesima passione, il ricamo, ma utilizzando tecniche diverse: Maria con il “Punto a croce”, Lucia con il “Tombolo” e Maria con “l’uncinetto”.
Il punto a croce
Il punto croce è una tecnica di ricamo su tessuti di lino o cotone a trama regolare e larga, su cui stendere il ricamo che delinea le diagonali di quei piccoli riquadri. I disegni vengono a volte ricopiati da schemi su base quadrettata a colori, o in bianco e nero, in cui i colori sono rappresentati da simboli e sono accompagnati da una legenda.
Il ricamo a punto croce risale a tempi antichissimi, tanto da non sapere con precisione dove e quando abbia avuto origine. Già nel 858 furono trovati, in Asia Centrale, reperti di tale tecnica.
“Ho coltivato questa passione in tenera età, avevo 7 anni quando la signora Vanda mi insegnò questa tecnica. Ed è diventata subito una grande passione. Credo che imparando da piccola sono stata agevolata perché come tutte le attività, se comprese o comunque esercitate da piccoli, si ha un maggiore recepimento di tutte le nozioni impartite”.
Maria è una grande esperta, realizza dai piccoli ai grandi oggetti molto più complicati: fazzolettini, coperte, raffigurazioni…
Il Tombolo
Il merletto a tombolo è un pizzo fatto a mano che viene realizzato in tutte le parti d’Italia. Con il termine tombolo si indica sia il merletto che il cuscino usato per realizzarlo. Pizzo delicato e raffinato, viene realizzato con filo di cotone molto sottile, richiede: abilità, esperienza e pazienza.
Tutte qualità presenti in Lucia, che anche lei a 7 anni anni più o meno ha imparato il lavoro a tombolo, che è sicuramente il più complicato tra le varie tecniche del ricamo. ” Ho imparato da una donna anziana, durante le vacanze estive. Mi incuriosiva la velocità con cui abilmente muoveva i fuselli. Con il tempo acquisivo sempre più tecnica, e in età adolescenziale ho cominciato a lavorare per una signora. Facevo delle applicazioni e il lavoro veniva valutato 50 mila lire, ma ahimè io percepivo solo mille lire.
Ma cara Emanuela pensi che queste mille lire le conservavo? Appena ricevute mi venivano prelevate da mia mamma. Per la tecnica invece: sul supporto viene fissato, con degli spilli, il foglio con il disegno del merletto. La lavorazione comincia con punti filza che seguono alcune parti del disegno, poi si procede all’intreccio utilizzando come strumenti dei bastoncini detti fuselli, o in dialetto tommarielli, attorno ai quali viene arrotolato il filo necessario alla lavorazione. I fuselli usati nelle realizzazioni più complesse possono essere anche un centinaio, mentre per quelle più semplici bastano poche coppie”.
Merletto all'uncinetto
Le origini della lavorazione all’uncinetto sono antichissime e, come nel caso di altre arti tessili, difficili da tracciare, ma sono stati trovati esempi primitivi in ogni angolo del globo: in Estremo Oriente, in Africa, Europa, America del Nord e del Sud. Si ritrovano anche nella cultura egizia.
I filati da utilizzare per il lavoro all’uncinetto possono essere molto differenti per avere effetti diversi: cotone seta, lana, ràfia, lino, corda … “All’inizio non è stata una passione, ma quando mia zia mi rimproverava, come punizione mi faceva lavorare ad uncinetto. Così ho iniziato. Ovviamente i tempi erano diversi, il pomeriggio non sempre si usciva. Forse avevo 8 anni quando ho iniziato per la prima volta. Da una punizione è diventata una passione, perché alle scuole medie c’era un’ora preposta proprio all’insegnamento di queste tecniche di cucito, e mi sentivo molto avvantaggiata perché erano degli strumenti, in generale, che già sapevo utilizzare.
E’ proprio in quegli anni che ho migliorato e potenziato la tecnica dell’uncinetto. Il mio è un hobby, visto che oggi i lavori manuali sono poco considerati. Ad esempio se qualcuno volesse vendere un oggetto realizzato a mano non verrebbe valutato in maniera idonea, non si tiene conto né dell’impegno e della tecnica né del costo dei filamenti utilizzati. Le persone preferiscono comprare, ad esempio, un centrino fatto a macchina che ha costo minore e non uno fatto a mano che ha sicuramente un valore ma anche una bellezza superiore.”
In Conclusione
Siamo giovani, ci piace il moderno, l’essenziale, tutto ciò che è minimal. Credo che molto spesso è proprio colpa delle nuove generazioni se le tradizioni diventano desuetudini e quindi merce da poter criticare. Ma il punto focale è proprio che queste creazioni vengono sottovalutate, perché viene sottovalutato l’estremo patrimonio che c’è dietro: economico, affettivo. Ma anche l’impegno di chi ha speso ore, giorni per realizzare un qualcosa che di fatto non potrà avere simili perché quel qualcosa sarà per sempre un “pezzo unico”.
Blogger Venticano. Ciao a tutti mi presento: sono Emanuela vivo a Venticano e ho 24 anni. Studio Giurisprudenza alla “Sapienza di Roma” e nonostante potrei essere definita ” studentessa fuori sede”, ho deciso di viaggiare costantemente tra la capitale e il mio paese, vivendo nella maggior parte del tempo a Venticano. Perchè? Perchè Venticano ha bisogno di Giovani e di forze giovanili, di ragazzi che vivono il Paese e si mobilitano per esso e per la comunità. Vi lancio una sfida, per voi è più coraggioso chi decide di restare in un piccolo Paese e di costruirsi lì proprio futuro o chi invece “emigra” verso le grandi città piene di opportunità?
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