Cari amici,
ben tornati, quest’oggi vi parlerò della piccola e antica cappella di S. Antonio “piccirillo”. Un piccolo edificio dalla storia ultrasecolare, comunemente chiamata “Cappelluzza”, oggi dedicata a S. Antonio di Padova, ma in origine dedicato a Sant’Antonio Abate.
Il nome
Alla confluenza di Via Vittorio Veneto con Via Nazionale Baronia e Via Tratturo sorge la piccola “Cappella di Sant’Antonio di Padova”, nota come la “Cappella di Sant’Antonio piccolo”, o meglio ancora come la “Cappelluzza di Sant’Antonio piccirillo”, o anche semplicemente come la “Cappelluzza” (cappelluccia). Così denominata per le piccole dimensioni dell’edificio e per la devozione verso la piccola statua lignea settecentesca di Sant’Antonio di Padova.
La storia antica della “Cappelluzza”
L’edificio, in origine dedicato a S. Antonio di Vienna, a tutti meglio noto come S. Antonio Abate, venne edificato verso la metà del XVI secolo ed era la cappella di un antico ospedale specializzato principalmente nella cura del “fuoco di Sant’Antonio” (herpes zoster).
Sia l’Ospedale e che la cappella erano una dipendenza dell’“Ordine dei Canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne” (noti anche come “Ordine degli Ospedalieri Antoniani” o semplicemente “Antoniani”).
Il cambio di titolo
Con i terremoti del 1702 e del 1732, che portarono al crollo dell’ospedale e alla rovina dell’edificio sacro, e con la soppressione dell’ordine degli Antoniani (nel 1776), le due strutture, insieme alle proprietà terriere, furono ceduti al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio che fece restaurare la cappella e l’intitolò a Sant’Antonio di Padova.
Nel corso dell’Ottocento tutti i beni grottesi dell’Ordine Costantiniano furono privatizzati e la cappella venne lasciata a se stessa.
Alla fine dello stesso secolo, in conseguenza di un evento miracoloso, l’edificio venne integralmente restaurato. In particolare venne rifatto il tetto e la facciata, a cui vennero aggiunte quattro colonne lisce con capitello corinzio e un piccolo campanile a vela.
Purtroppo la struttura, notevolmente appesantita dalle nuove costruzioni, non resse al terremoto del 1930 e si rovinò gravemente.
Grazie al contributo degli emigranti grottesi, l’edificio venne di nuovo integralmente restaurato e le quattro colonne vennero murate in una nuova struttura.
La storia più recente
Tra il 2000 e il 2017 il Comitato Festa della Cappelluzza ha organizzato numerosi interventi di restauro che hanno ripristinato il vecchio impianto con le colonne di fine Ottocento. Inoltre nel 2017 la facciata è stata abbellita con le sculture dell’artista Fiore Iorillo, che ha scolpito nella breccia irpina, sulla scia della vita dei due Santi venerati nella cappella (S. Antonio e Santa Rita da Cascia), le due vocazioni fondamentali dell’uomo, il matrimonio e la consacrazione a Dio.
La festa della Cappelluzza
Parlare della Cappelluzza equivale a parlare anche della festa della Cappelluzza, che si svolge la prima domenica di luglio in onore di Sant’Antonio di Padova e di Santa Rita da Cascia.
La festa nasce durante gli anni settanta del Novecento e l’elemento caratterizzante è la nota sagra del “Cicatiello cu ru/lu pulieo” (qui).
Il legame dei grottesi con questa festa e con questo piatto è così particolare che è buona cosa parlarvene in uno specifico articolo.
Vi aspetto perciò al prossimo appuntamento per parlarvi della festa e soprattutto di questo particolare piatto, noto in in molte zone d’Irpinia.
Blogger Grottaminarda. La Pro Loco Grottaminarda nasce nel 1980 per favorire la conoscenza, la promozione e la valorizzazione della cultura e l’identità grottese.
Il referente per Grottaminarda e per la Pro Loco Grottaminarda sarà Raffaele Masiello, un appassionato della storia grottese, e irpina in generale, che ha collaborato a vari progetti culturali, sia per il proprio paese, sia per i paesi limitrofi.
Resta aggiornato sulle nostre novità!
Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter e riceverai una mail con gli articoli che più ti interessano!